Uno shi di
师弟 (“fratello minore”
sotto lo stesso insegnante, cioè un compagno di pratica arrivato
dopo di sé nella scuola) del maestro Huang racconta di allenare il
tai ji quan ogni giorno almeno per quattro ore, divise tra
mattina e sera, prima e dopo il lavoro. Così riesce a fare una
trentina di volte le sequenze (lu 路)
dello stile Chen 陈.
Il “fratello minore” pratica il tai
ji quan da una ventina d'anni, ma da meno tiene questo ritmo;
prima, infatti, pensava troppo al lavoro, come la maggior parte dei
cinesi.
Egli racconta poi con grande
ammirazione che il suo maestro segue quel regime – minimo trenta
sequenze al giorno – da ben quarant'anni.
Aggiunge infine con enfasi: “Se non
pratichi tutti i giorni, è come non praticare affatto: non otterrai
mai il gong fu 功夫!”;
un'idea che a tanti occidentali può sembrare esagerata, ma per i
cinesi è piuttosto lapalissiana.
Certo, non tutti praticano il tai ji
quan per ottenere il gong fu. Il maestro Huang, il suo shi di e gente
come loro lo sanno bene.
Come ogni santo giorno sorge il sole,
ogni giorno si pratica tai ji quan
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