sabato 25 ottobre 2014

Ribasso (dove la qualità non premia)

Un istruttore insegnava in una palestra il vero tai ji quan, non quello annacquato e distorto che si vede più spesso. Aveva pochi allievi, troppo pochi per i gestori della palestra, che un bel giorno gli hanno detto: “Il tuo tai ji quan è troppo difficile. Alla gente non piace. Lo sappiamo che sei bravissimo, lo dicono tutti quelli che fanno la prova con te, ma poi non vengono a fare il corso perché non è quello che cercano”. Intendono l'idea che la gente comune si è fatta del tai ji quan: una facile ginnastica morbida. I gestori e questi loro clienti non conoscono il tai ji quan, quindi non possono giudicarlo (quanto è difficile, quanto è avanzato...).

L'immagine consueta del tai ji quan

Comunque la conclusione dei gestori è ovvia: “Qui dobbiamo guadagnare, per cui bisogna andare incontro ai clienti. Tu non sei commerciale”. L'istruttore spiega: “Nel giro di sei chilometri quadrati ci sono altre tre scuole di tai ji quan, il cui livello è basso. Se questa diventa la quarta, perché la gente dovrebbe venire qui e non in quelle? Io cercavo di fare la differenza di qualità”.
Finale: la palestra assume un altro istruttore, uno dei tanti che fanno e insegnano un tai ji quan assai scarso.
Contemporaneamente, la stessa sorte è capitata a un bravo maestro filippino della sua arte marziale patria, l'arnis de mano o eskrima (in Occidente chiamata più spesso kali). Causa la penuria di allievi, viene sostituito nel corso da un suo allievo europeo, che, paradossalmente, dichiara di aver più successo perché adatta l'insegnamento agli europei.
Questa situazione è ben nota pressoché a ogni maestro orientale che abbia insegnato in Occidente. Prima (i più malleabili e inclini al compromesso) o poi (i più ostinati e idealisti), tutti hanno capito che per avere allievi, dovevano abbassare di parecchio la qualità del loro insegnamento e della disciplina insegnata.
Per il maestro Huang non è un problema. La sua didattica è uguale a quella del suo insegnante in Cina: prima fornisce la struttura grezza, poi, col tempo, insegna a raffinarla. Come una statua che a poco a poco emerge da un blocco di pietra. Huang può insegnare all'allievo come quest'ultimo desidera: rimanere in superficie o approfondire.

Auguste Rodin, Thought (1901)

Un ingegnere può insegnare le tabelline, ma un alunno delle scuole elementari non può insegnare a costruire navicelle spaziali. Un vero maestro è come un ingegnere: che vogliate le tabelline o costruire navicelle spaziali, sa insegnare entrambi.


martedì 7 ottobre 2014

Spirali antiche

In questo sito abbiamo già parlato diffusamente della spirale (in cinese luo xuan 螺旋), che è importante nel tai ji quan e soprattutto nel nostro stile.
La spirale è anche un simbolo ricorrente nelle varie civiltà, fin da tempi remoti.
Un esempio è la cosiddetta “Tomba della scacchiera” presso il comune di Bonovra (Sassari). Risalente al Neolitico (3800-2900 a.C.), è decorata con spirali di ocra rossa alte settanta centimetri.

(foto di Antonello Porcu, l'effettivo scopritore)