Con l'estate e la chiusura delle
palestre, le lezioni di Huang Tai Ji continuano come ogni anno
all'aperto.
Una domenica di qualche anno fa, mentre
il maestro camminava per il Parco Sempione di Milano e notava come
non ci fossero cinesi, commentò che essi lavoravano troppo, pensando
solo ai soldi e poco allo “spirito”.
Ma anche questo sta cambiando: ora
nello stesso “polmone” verde cittadino, proprio dove si allenano
il maestro e i suoi allievi, intorno alle 20.30 compaiono diversi
cinesi che danzano o giocano a volano, come succede da anni nei
parchi della loro patria.
Volano (badminton) in un parco
cinese
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Così va a finire che si avvicinano a
Huang incuriositi soprattutto dalle applicazioni marziali, ed ecco
una decina di cinesi, bambini come adulti di entrambi i sessi,
impegnati in queste tecniche, che sono felici provengano dalla loro
tradizione.
Difficilmente si vede un gruppo così
nutrito di cinesi praticare gong fu pubblicamente in una città
italiana.
È un incontro piacevole, poiché, in
questi casi comunitari e una volta instaurato il rapporto, i cinesi
tendono a essere gioviali.
I più svogliati sembrano i ragazzi tra
i quindici e i vent'anni, che se ne stanno a osservare un po' in
disparte, sebbene con curiosità. Quando gli si chiede se non
vorrebbero praticare le arti marziali, una risposta tipica è: “No:
sono troppo difficili”. Tutto il mondo è paese.
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