Molti maestri cinesi usano spesso l’aggettivo “naturale” (zi ran 自然) nei loro insegnamenti. Ciò manifesta quanto siano ecologici gli ideali delle arti marziali cinesi e di molta della filosofia correlata.
Il maestro Huang sottolinea spesso che il tai ji quan segue "le leggi della natura" (zi ran gui lu 自然规律). Certe volte è più palesemente oggettivo che una situazione è naturale: il maestro Huang viaggia su un’automobile i cui finestrini si abbassano con una manovella invece che con un impulso elettrico, e se ne compiace definendola “naturale”. Non gli piacciono aria condizionata e ventilatori, neppure col clima fastidiosamente più caldo, perché non sono “naturali” ("La gente teme il caldo, ma chi pratica tai ji quan sopporta molto meglio le temperature estreme, anche perché impara a stare tranquillo", spiega il maestro). Altre volte è meno oggettivo: il maestro usa una canoa e definisce “naturale” il movimento in cui si ruota il busto nella pagaiata. Ma non è palese e intuitivo, per lo meno a chi non abbia meccaniche corporee raffinate come un esperto di tai ji quan, che per pagaiare si ruoti il busto. Allo stesso modo, il maestro Huang dice che la forma della mano nella pratica del tai ji quan dev’essere naturale, tuttavia quella davvero spontanea avrebbe le dita più arcuate perché più rilassate.
Infine, si faccia attenzione, perché il ricorso all’esortazione alla naturalezza può essere una risposta di comodo per maestri che non hanno voglia di spiegare veramente una tecnica: l’allievo gli chiede come va eseguita, e l’insegnante se la cava liquidandolo con un vago “Naturale!” che non significa nulla.
(indicazioni per il ritmo circadiano secondo l'antica cultura cinese)
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