“Continua messe
senescit ager” (Ovidio, Ars amatoria, 3, 82)
C'è chi pretende che il tai ji quan ritardi l'invecchiamento e chi ne migliori solo la qualità (al lettore pensare quale sia la differenza tra le due asserzioni).
Yang Cheng Fu 杨澄甫
(1883-1936), il principale divulgatore dello stile omonimo di
tai ji quan, morì a cinquantatré anni. Sono ignote le cause
precise del suo decesso
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Il maestro Huang Tai Ji spiega che vari
esperti cinesi di arti marziali sono morti prima di raggiungere una
discreta longevità. La causa di tali decessi più o meno prematuri è
stata spesso imputata al logorio fisico da sovrallenamento. Certo, il
loro gong fu 功夫 era
“alto”, ma a che prezzo?
Peraltro, pure Chen Fa Ke 陈发科
(1887-1957) – continua il maestro – è morto a
settant'anni, e, qualunque ne sia il motivo, anche lui è risaputo
che si allenò forsennatamente per parecchi anni.
Il maestro Chen Fa Ke in vecchiaia
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È invece importante adattare il
proprio regime di allenamento del tai ji quan alle proprie
capacità del momento. Per esempio, insegna Huang, dopo una giornata
di lavoro molto faticosa, potrebbe essere dannoso praticare
intensamente il tai ji; un paio di sequenze lunghe possono
bastare. Altrimenti, meglio optare per l'esercizio zhan zhuang
站桩
(“palo eretto”; vedi il post
http://accademiataiji.blogspot.it/2011/07/il-palo-eretto.html) o la
meditazione chan 禅 (vedi
il post
http://accademiataiji.blogspot.it/2014/04/meditazione-chan.html).
Il maestro Huang Tai Ji mostra una
meditazione che ha studiato con monaci buddisti
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