Durante la lunga epoca imperiale cinese
e poi nella successiva repubblica, spesso il controllo dello Stato
centrale latitò. Per questo sorsero gruppi di autodifesa,
generalmente incentrati nei villaggi, dove ci si esercitava nel
combattimento con armi bianche e a mani nude.
Queste milizie popolari fiorivano
soprattutto in momenti di crisi, quando nelle campagne regnava il
banditismo.
Membri di una milizia popolare di
Guangzhou 广州 fotografati
nel 1938 da Robert Capa
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Uno di questi periodi fu il primo
quarantennio del '900, in cui una delle conventicole di protezione
più ampie era la Società delle lance rosse (Hong qiang hui 红枪会).
Si stima che per la fine del decennio
le province dell'Henan 河南 e
dello Shandong 山东 ospitassero
circa diecimila affiliati alle Lance rosse. Era un gruppo bellicoso,
tanto da mettersi contro altri suoi simili per il dominio sul
territorio.
Possibili membri della Hong qiang hui,
1936 circa
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Quando, intorno al 1926, la loro
minaccia arrivò nella contea di Wen 温
dell'Henan, trovò ad attenderla un borgo particolare:
Chenjiagou 陈家沟 (Buca della Famiglia Chen).
Come rivela il toponimo, qui aveva sede
un lignaggio assai importante per le arti marziali: quei Chen 陈
a cui molti storici moderni attribuiscono l'invenzione del tai
ji quan 太极拳.
Anziani di Chenjiagou si allenano nel villaggio in una foto di parecchi anni fa |
A quel tempo ci viveva un loro discendente che sarebbe diventato illustre a Pechino: Chen Fa Ke 陳發科 (1887-1957). Toccò dunque a lui e alla sua scuola essere ingaggiati dal governo locale per misurarsi con le Lance rosse. Così egli raccontò a Hong Jun Sheng 洪均生, l'allievo che imparò il tai ji quan da lui per più tempo.
Hong riferisce che il maestro arrestò
due esponenti della banda non appena giunto alla sede della contea.
Ma poi trovò lì un altro esperto di combattimento, assunto per il
suo stesso scopo. Non poteva che risultarne una sfida: il tizio si
fiondò nella stanza dove sedeva Chen e gli scagliò un pugno destro
al petto. Il polso di Fa Ke intercettò il colpo e con una spinta
carica di forza penetrante mandò l'aggressore a rotolare fuori dalla
porta.
Il problema delle Lance rosse sarebbe
stato risolto con un duello simile.
Militari cinesi odierni praticano tai
ji quan nella contea di Wen
|
I capoluoghi delle contee erano di
solito recintati da mura difensive. Quando le Hong qiang assediarono
quello di Wen, Chen Fa Ke affrontò con un lungo bastone (gun
棍) il loro capo sull'unico
ponte levatoio abbassato. Attese una stoccata di lancia
dell'avversario, ne deviò l'asta facendola cadere, dopodiché lo
infilzò con un affondo al busto. Verosimilmente fu una tipica mossa
di lancia: na 拿
(“intrappolare”) e poi zha 扎
(“conficcare”).
Movimento della tecnica na
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Privi del loro comandante, gli
attaccanti persero fiducia nel potere dei loro riti magici
d'invulnerabilità e non esitarono a ritirarsi. Il distretto fu
salvo.
Ma Chen Fa Ke avrebbe potuto incorrere
in grane legali vere, poiché la Cina di allora non era una landa
senza leggi e un assassinio, sebbene per conto del governo,
rappresentava delitto grave.
Sempre Hong Jun Sheng racconta che
quando nel 1956 tornò dal maestro a Pechino per continuare gli studi
di tai ji quan, trovò a casa sua due agenti del governo
comunista che ancora stavano indagando sul fatto di trent'anni prima
come caso di omicidio.
Il commento di Chen fu che una buona
azione fatta per il popolo era diventata una questione fastidiosa.
Chen
Fa Ke nel fiore degli anni
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