- La prima volta che il maestro Huang è stato al Parco Sempione di Milano in un giorno festivo, ha notato che, pur essendo il luogo vicino al quartiere cinese della città, i soli cinesi presenti erano quelli senza lavoro. “A me, invece, piace stare all’aperto contemplando la natura”.
Sempre al parco, un giorno scoppia un temporale. Il maestro esclama entusiasta: “Bello!”, e la lezione di tai ji quan continua finché non scende un acquazzone, addirittura grandina per qualche minuto. Allora, mentre tutti si incamminano verso un riparo, il maestro non vuole essere coperto da ombrelli, perché ama molto la pioggia.
- Una sera, al ristorante cinese coi suoi allievi, il maestro Huang chiede di usare posate di metallo invece delle bacchette, perché dice che bisogna risparmiare le piante necessarie alla fabbricazione di queste ultime. Per questo motivo ritiene sia meglio che in futuro tutti i cinesi passino all’uso delle posate lavabili.
- Un allievo del maestro Huang racconta questa esperienza: passarono da una chiesa mentre una folla di fedeli usciva dalla messa. Qualcuno aveva lasciato una lattina vuota su un corrimano della chiesa, e nessuno italiano che passava sembrava notarla, ma il maestro si è affrettato a prenderla e gettarla in un cestino.
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