Nel tai ji quan una tattica
molto usata è lo sfruttamento della forza avversaria.
Quello che segue è un filmato dello
stile di arti marziali cinesi bai he quan 白鶴拳
(“pugilato della gru bianca”), in cui le dimostrazioni di
forza coordinata (jin 勁)
sono appunto simili a quelle di certo tai ji quan, come il
nostro.
Fra i minuti
5.46 e 8.05 si vede una situazione interessante: quando il maestro
Zhong Bin Guang 鐘斌光
è spinto da un allievo (tempo 5.46-5.55), la sua
dimostrazione riesce; non perché l'allievo usa un trucco, ma al
contrario perché indirizza bene la forza verso il maestro, il quale
è così in grado di sfruttarla.
Viceversa, lo spettatore che prova dopo
(tempo 6.00-8.05) ad attuare la stessa pressione, non spinge bene,
sicché l'esercizio del maestro non riesce. Riuscirà solo quando,
corretto più volte, lo spettatore spingerà come si deve.
Resta il fatto che l'energia del
maestro dovrebbe puntare la linea di forza dell'avversario; se il
braccio di quest'ultimo devia, il maestro dovrebbe seguire la
deviazione e adattare la direzione della sua spinta, in modo da
attaccare comunque il “centro” dell'avversario.
Nota collaterale: questa scuola è di
Taiwan 臺灣, e i membri
indossano divise del tipo usato nelle arti marziali giapponesi
moderne, forse per divulgazione o per un retaggio del passato dominio nipponico sull'isola.
Perfino il nome che Zhong ha dato al
suo metodo sembra rifarsi alle suddette arti marziali giapponesi
moderne: rou quan dao 柔拳道
(“via del pugno morbido”). Infatti, il suffisso giapponese
do 道 (in cinese dao)
è tipico di esse: aikido
合气道 (“via
dell'energia armoniosa”), judo 柔道
(“via della morbidezza”), kendo 剣道
(“via della spada”), kyudo 弓道
(“via dell'arco”) ecc.
Nessun commento:
Posta un commento