lunedì 11 aprile 2016

Con le donne di Qingtian


La primavera è tempo di feste per i cinesi. Il maestro Huang è stato invitato a tenere una dimostrazione di tai ji quan alla cena di un'associazione di donne originarie della contea di Qingtian 青田, nella provincia dello Zhejiang 浙江. È un gruppo numeroso, anche perché si stima che circa il trenta per cento dei cinesi in Italia provenga da lì; un'immigrazione iniziata poco più di un secolo fa.

Qingtian (“Campo Verde”), attraversata dal fiume Ou

Dopo un mese passato in Cina fra luoghi deputati alla spiritualità, il maestro non è più abituato al baccano di un grosso ristorante cinese con decine di clienti in festa. Così, appena entrato, si accomoda su un divano in disparte e si raccoglie per qualche minuto in meditazione.

Il maestro Huang nell'attimo di raccoglimento

La dimostrazione stessa consiste in ba duan jin 八段錦, sequenza di “tredici movimenti” (Shi san shi 十三式) dello stile Chen di tai ji quan secondo la scuola Hong , e infine, qualche applicazione di combattimento: un allievo effettua prese sul maestro, che reagisce facendolo volare a terra.
È solo una delle esibizioni che si alternano sul palco, la maggior parte di canto, fra le quali spicca un attore dell'opera cantonese (Yue ju 粤剧), giunto per l'occasione dalla Cina.
Alla fine della serata, la presidentessa propone a Huang di pagare i suoi allievi italiani trecento euro per l'esibizione. Tutto quello che loro vedono è il maestro che, con gli occhi strabuzzati, allontana, fra scherzosità e solerzia, la donna. Noi sia mai, dichiara poi con fermezza, “siamo qui per amicizia!”.

La presidentessa tiene un discorso ai convenuti

Vieppiù, la sontuosità della cena gentilmente offerta rammarica un po' il maestro, perché lo considera uno spreco e pensa alle persone che fuori di lì patiscono la fame. Similmente, rifiuta diverse portate, perché se quel cibo rimane intoccato, i camerieri lo porteranno a casa per mangiarlo domani.

venerdì 8 aprile 2016

Insieme attraverso i continenti


Per poco più di due ore, lezione/allenamento di tai ji quan col maestro Huang a Milano. Cena insieme e poi, dalle 23.00, un'ora di meditazione seduta (zuo chan 坐禅).
Contemporaneamente stanno facendo la stessa pratica in una scuola frequentata dal maestro a Zibo 淄博, dove sono le 5. Alla fine, scambio di messaggi telefonici tra Lombardia e Shandong 山东 per informarsi gli uni gli altri sull'andamento della meditazione.
Insomma, praticanti di una tecnica spirituale fatta risalire al VI secolo si sentono più uniti attraverso i continenti anche grazie a un telefono cellulare prodotto nel XXI secolo.



lunedì 4 aprile 2016

Rompere un uovo

Tra le figure che più hanno usato le arti marziali cinesi, soprattutto nell'ultimo secolo e mezzo, ci sono stati gli attori di strada, che facevano il loro spettacolo e poi chiedevano un'offerta monetaria agli spettatori. Qualcosa di simile ai giocolieri che da qualche anno si esibiscono ai semafori di città italiane fra una luce verde e l'altra.
Ma come i fachiri indiani, questi artisti marziali usavano trucchi spettacolari per millantare capacità sovrumane.
Questa tendenza popolaresca non è scemata del tutto nella Cina contemporanea, dove il caso più celebre è quello dei “monaci di Shaolin 少林”.
Certo, i mezzi di diffusione sono cambiati e migliorati. Così la televisione cinese è connivente con queste pantomime, nel suo stile consueto che a taluni occhi occidentali potrebbe apparire dilettantistico o pacchiano.
Un esempio è la trasmissione Ti yan zhen gong fu 体验真功夫 (“Esplorare il vero kung fu”) della rete televisiva cinese CCTV4 (Zhongguo zhong yang dian shi tai guo ji pin dao 中国中央电视台国际频道). Nella puntata che s'intitola Tai ji qin na 太极擒拿 (“Leve articolari del tai ji quan”), il protagonista è Zhu Xue Feng 朱学峰, un allievo del maestro Chen Xiao Wang 陈小旺, contrapposto al solito occidentale ingaggiato per far la figura del pagliaccio (https://www.youtube.com/watch?v=yFicJ903V-g).
A parte gli altrettanto soliti combattimenti finti, Zhu rompe un uovo con la stretta della sua mano. L'“impresa” viene attribuita alla sua straordinaria capacità di usare la “forza a spirale” (luo xuan jin 螺旋劲) di tutto il corpo, invece di spiegare il trucco, che sfrutta le proprietà meccaniche del guscio: alta resistenza alla compressione e bassa a flessione.
La vera straordinarietà è la natura dell'uovo, esempio di certe caratteristiche biomeccaniche peng che sono conditio sine qua non del buon tai ji quan.

La scena in discussione

domenica 3 aprile 2016

Corso di tai ji quan a Torino

Il maestro Huang insegna il Metodo pratico dello stile Chen di tai ji quan (Chen shi tai ji quan shi yong quan fa 陈式太极拳实用拳法) al glorioso Dojo Akiyama di Torino, Corso Giulio Cesare, 111, tel. 011 284678; e-mail: info@dojoakiyamatorino.it oppure dojo.akiyama@gmail. Sito internet: www.dojoakiyamatorino.it; cell. 3477405600.
Gli orari: martedì 18.30-20, venerdì 20.30-22.
Il programma:
- zhan zhuang 站桩 (“palo eretto”; vedi il post http://accademiataiji.blogspot.it/2011/07/il-palo-eretto.html)
- Shaolin ba duan jin 少林八段锦 (“otto pezzi di broccato [del monastero] Shaolin”; vedi il post http://accademiataiji.blogspot.it/2011/05/ba-duan-jin.html)
- Er shi si shi 二十四式 (“Ventiquattro posizioni”)
- Yi lu 一路 (“Sequenza uno”)
- Er lu 二路 (“Sequenza due”)
- tui shou 推手 (“mani che spingono”)
- bo ji 搏击 (combattimento libero).

Il maestro Li Bao Ting 李宝廷 esegue la sequenza di ventiquattro posizioni del Chen shi tai ji quan shi yong quan fa

Un evento sino-italiano

Il 31 marzo 2016 si è tenuta all'Hotel Marriott di Milano una cena di gala dell'Associazione per la Promozione del Commercio Sino-italiano. Il suo presidente, Ye Zhong He (Massimo), è il primo cavaliere (qí shì 骑士) cinese del Sacro militare ordine costantiniano di San Giorgio.

Insegna dell'Ordine costantiniano di San Giorgio

Fra i circa trecento invitati c'era l'associazione di tai ji quan del Maestro Huang, che vi ha presenziato col suo vice-segretario.

Il comitato di accoglienza, con ex membri dei Carabinieri in divise di vari periodi storici dell'Arma



Meditazione e morale


Insieme alla meditazione chan , il maestro Huang ha ricevuto pure insegnamenti morali, che ci tiene a trasmettere ai suoi allievi. Il suo precettore e lui li chiamano xiu xing xiu lian 修行修: “pratica spirituale e auto-raffinamento”.
All'inizio del percorso di crescita ci sarà “considerazione per se stessi e considerazione per gli altri” (zì dù dù rén 自度). Il maestro sottolinea che per avere bisogna prima dare, e approva vigorosamente il precetto biblico riferitogli da un allievo: “quello che si semina si raccoglie” (Galati, 6:7).
Ma poi la presa esagerata dell'ego si allenterà fino a lasciare la preponderanza all'altruismo rispetto all'interesse personale. Passa dunque in secondo piano la considerazione realistica che l'altruismo è di beneficio anche all'interesse personale.


L'importanza della meditazione seduta ed eretta

Il maestro Huang spiega che per un principiante di tai ji quan è bene iniziare lo studio da zuo chan 坐禅 (“meditazione seduta”) e zhan zhuang 站桩 (“palo eretto”). Dopodiché dovrebbe continuare a praticarli per tutta la carriera.
Il maestro esorta i suoi allievi a praticare zuo chan da mezz'ora a un'ora ogni mattina. Lui personalmente, con o senza allievi, lo fa prima di allenare il tai ji quan.
Ci si siede a gambe incrociate su un cuscino ed è meglio avere una coperta sulle ginocchia, perché durante la meditazione “il freddo penetra più facilmente” (così dice la medicina tradizionale cinese) nelle articolazioni. Le mani possono assumere posizioni diverse, ma una delle più tipiche vede il dorso della mano destra poggiato sul palmo sinistro e i pollici che si toccano, più o meno orizzontali. Gli occhi sono chiusi e si mantiene l'attenzione sul respiro (hū xī 呼吸).

“Illustrazione della meditazione seduta” (“Zuo chan tu 坐禅图”), contenuta nel Xing ming gui zhi 性命圭旨 (“Principi dell'essenza personale e della longevità”)

Il maestro insiste che zuo chan e zhan zhuang sono molto importanti, poiché migliorano la circolazione di “energia vitale” (qi ) e sangue, rimediando a ostruzioni del loro scorrimento. Certi dolori che possono spuntare durante queste meditazioni vengono ascritti nella tradizione cinese proprio a tali blocchi del qi, perciò il maestro dice che con l'allenamento spariranno.
Inoltre, la pratica causa spontaneamente un altro effetto: “apre” la mente donando saggezza, oltre alla calma.
Quanto a zhan zhuang (vedi il post http://accademiataiji.blogspot.it/2011/07/il-palo-eretto.html), generalmente si pratica con vacuità mentale. Ma dopo una decina di minuti si possono anche formulare delle ideazioni; per esempio immaginare che ogni tanto parta un colpo rapidissimo con una mano.


I ragazzi cinesi a cui il maestro Huang sta insegnando arti marziali a Torino, in virtù della loro giovane età, devono fare uno zhan zhuang basso – cioè con le gambe molto flesse – che dopo un po' li fa tremare visibilmente. Così pure le sequenze di tai ji quan, per di più scendendo a terra in “semi-spaccata” frontale nelle tecniche Die cha 跌岔 e Chuan di long 穿地龙.

Die cha: altezze diverse per età diverse

Giovani allievi cinesi del maestro Huang a Torino, nella posizione pu bu 扑步 della tecnica Jin Gang dao dui 金刚捣碓

Periodo spirituale in Cina

Anziano taoista in meditazione

Il mese che il maestro Huang ha trascorso in Cina per il Capodanno lunare/solare è stato per lui un'immersione nella spiritualità cinese, poiché ha passato molto del tempo in un centro di meditazione chan (più nota col termine equivalente giapponese zen) e in visita a sacerdoti taoisti in templi di montagna.
Il maestro ha pure avuto occasione di assistere un suo amico che per due settimane s'è dedicato al regime alimentare taoista pi gu 辟谷: astenersi dal consumo di cereali.

Il Dai Miao 岱庙, celebre santuario taoista a nord di Tai'an 泰安, nella provincia dello Shandong

Capodanno in Cina

Tra febbraio e marzo 2016, il maestro Huang Tai Ji è tornato in Cina per un mese in occasione del Capodanno lunare/solare.
Ha preso un volo dall'aeroporto milanese di Linate per Parigi e poi Pechino, in tutto dieci ore circa. Da lì, un treno l'ha portato in sette ore alla sua nativa Zibo 淄博. Ci ha messo così tanto perché ha trovato il biglietto solo su un treno lento, poiché è una radicata usanza cinese che in questo periodo festivo tutti tornino a casa.

L'accalcato scompartimento di un treno a Pechino in occasione del Capodanno

Così il maestro è riuscito a godersi con la famiglia e gli amici uno spettacolo che gradisce molto: petardi e fuochi d'artificio dal calare al sorgere del sole. Egli rimpiange solo che nelle città cinesi odierne non ci sia più la coesione sociale che in questa notte speciale induceva i vicini a farsi visita l'un l'altro con scambio di doni.

Acquisto di calligrafie bene auguranti per il Capodanno in un'affollata Zibo

Afferrare i pugni


Nella rapidità caotica dei combattimenti reali è difficile effettuare prese agli arti avversari. Tuttavia esistono nelle arti marziali cinesi allenamenti specifici per ridurre, man mano che ci si impratichisce, questa difficoltà. Alcuni prevedono di lanciare e afferrare palle o sacchetti pieni di materiali vari e di peso variabile.

Una palla venduta in Cina specificamente per esercitarsi ad afferrare. I caratteri a sinistra dell'immagine dicono infatti “Sfera per praticare gli esercizi dell'artiglio d'aquila” (“Ying zhao gong lian gong qiu”)

Il maestro Huang mostra ai suoi allievi pure questo tipo di esercizi, sottolineando però che le loro mani devono imprimere, anche qui, l'onnipresente “forza a spirale” (luo xuan jin 螺旋劲) che caratterizza il suo stile di tai ji quan; sia nell'afferrare il pugno o comunque l'arto superiore dell'avversario, sia nel rispedirgli la forza che ha utilizzato.


Una leva articolare efficace

Il maestro Huang racconta ai suoi allievi che i poliziotti cinesi allenano una leva articolare (qin na 擒拿) al polso dell'aggressore per difendersi da una presa ai capelli: causano un'estensione alla mano e al polso avversari.

Un arresto compiuto dalla polizia di Shanghai 上海

Il maestro spiega poi che questo angolo di spinta non è molto efficace, senz'altro meno di quello usato nella sua scuola di tai ji quan, dove invece si provoca una deviazione ulnare con lieve circonduzione. Subito dopo insegna metodi per contrastare quest'ultima tecnica efficace, tratti dalle sequenze di tai ji quan.


La preziosa leva al polso

Un esercizio di base che il maestro Huang fa praticare molto, poiché ottima preparazione a tecniche più complesse, è una leva articolare (qin na 擒拿) al polso. Alcuni insegnanti dell'attuale tai ji quan di Chenjiagou 陈家沟 la chiamano “jin si wan chan 腕缠”: wan chan significa “avvolgere il polso”; jin significa “oro” e si, “seta”, entrambe materie preziose.

La leva jin si wan chan come viene praticata nello stile Tai Zu quan 太祖拳 (“pugilato dell'Antenato Supremo”)

Il maestro Huang spiega che invece Hong Jun Sheng 洪均生 usava per questa tecnica la frase “ni jin bi 逆劲闭”: il primo ideogramma significa “contraria”; il secondo significa “forza” e il terzo “chiudere”.
I caratteri “ni jin bi” fanno parte del “Classico dei tre caratteri” (San zi jing 三字经) scritto dal maestro Hong, secondo paragrafo, intitolato “La tecnica dell'avvolgimento” (Chan fa 缠法): 
Lun chan fa, ying guo xi, nei wai xuan, fen shun ni.

Shun jin kai, ni jin bi, gang yu rou, xiang hu ji.
论缠法,应过细,内外旋,分顺逆。
顺劲开,逆劲闭,刚与柔,相互济.
“Discorso sulla tecnica dell'avvolgimento, dev'essere meticolosa, interno ed esterno ruotano, si divide in diritto e contrario.
La forza diritta apre, la forza contraria chiude, duro e morbido si aiutano reciprocamente”.

Meng Xian Bin 孟宪彬, uno dei migliori allievi di Hong Jun Sheng e massimo riferimento in vita della scuola del maestro Huang, applica wan chan

Applicazione con lateralizzazione

Il maestro Huang ha spiegato una presa (qin na 擒拿) al solco deltoideo-pettorale.
Dopodiché applica questa tecnica col braccio destro steso. L'allievo che subisce la presa deve reagire così: mette il dorso della mano destra all'esterno dell'articolazione del polso destro dell'avversario che sta tenendo; poi avanza il piede sinistro e si mette perpendicolare all'avversario alla sua destra; quindi appoggia l'avambraccio sinistro col palmo avanti al suo gomito, non più prossimale perché allora l'avversario potrebbe colpirlo col gomito, mentre così glielo controlla. Infine, l'allievo spinge di lato il braccio dell'avversario lanciandolo via; nel farlo, entrambe le mani ruotano su se stesse, in modo che la sinistra presso il gomito avversario finisca col dorso in avanti, mentre la destra sul suo polso finisca col dorso verso di sé. Come sempre, inoltre, si usa una breve rotazione del busto verso la propria destra per potenziare l'azione di spinta. Tutto il movimento, al solito, dev'essere coordinato: le due mani, il busto e la gamba davanti.
Man mano che l'allievo automatizzerà questa tecnica, si allenerà ad applicarla non contro una presa, ma contro un pugno diretto, sempre più veloce.

Il maestro Hong Jun Sheng in Jin Gang dao dui 金刚捣碓, la tecnica iniziale di Er lu 二路 (“Sequenza due”) dello stile Chen di tai ji quan. Una variante di questo movimento può essere usata per effettuare la mossa spiegata sopra dal maestro Huang (vedi il post http://accademiataiji.blogspot.it/2011/05/articolo-jin-gang-dao-dui.html)

Rilassamento psico-fisico = efficacia

Il maestro Huang afferra l'allievo alle due braccia e quello deve spingerlo indietro. Appena l'allievo inizia il movimento, il maestro sente il suo eccesso, anche minimo, di tensione e lo esorta a rilassarsi bene, pure mentalmente, affinché la tecnica riesca.


Stimolare l'allievo

Talvolta il maestro Huang presenta agli allievi una tecnica d'attacco a cui devono reagire. Se non riescono e chiedono delucidazioni al maestro, gli risponde: “Non lo so”, con un lieve sorriso di finto stupore, come se non lo sapesse davvero. In pratica, vuole che gli allievi scelgano da soli possibili tecniche da applicare tra quelle che hanno imparato. Solo se continuano a sbagliare, il maestro gli mostra quelle giuste.
Una frase attribuita a Confucio (Kong Fu Zi 孔夫子) recita: “Ju yi fan san 举一反三(“Scoprire uno, inferire tre”; vale a dire che un allievo cui è stato mostrato un esempio lo saprà applicare ad altri casi).