Tra le figure che più hanno usato le
arti marziali cinesi, soprattutto nell'ultimo secolo e mezzo, ci sono
stati gli attori di strada, che facevano il loro spettacolo e poi
chiedevano un'offerta monetaria agli spettatori. Qualcosa di simile
ai giocolieri che da qualche anno si esibiscono ai semafori di città
italiane fra una luce verde e l'altra.
Ma come i fachiri indiani, questi
artisti marziali usavano trucchi spettacolari per millantare capacità
sovrumane.
Questa tendenza popolaresca non è
scemata del tutto nella Cina contemporanea, dove il caso più celebre
è quello dei “monaci di Shaolin 少林”.
Certo, i mezzi di diffusione sono
cambiati e migliorati. Così la televisione cinese è connivente con
queste pantomime, nel suo stile consueto che a taluni occhi
occidentali potrebbe apparire dilettantistico o pacchiano.
Un esempio è
la trasmissione Ti yan zhen gong fu 体验真功夫
(“Esplorare il vero kung fu”) della rete televisiva
cinese CCTV4 (Zhongguo zhong yang dian shi tai guo ji pin dao
中国中央电视台国际频道).
Nella puntata che s'intitola Tai ji qin na 太极擒拿
(“Leve articolari del tai ji quan”), il
protagonista è Zhu Xue Feng 朱学峰,
un allievo del maestro Chen Xiao Wang 陈小旺,
contrapposto al solito occidentale ingaggiato per far la figura del
pagliaccio (https://www.youtube.com/watch?v=yFicJ903V-g).
A parte gli altrettanto soliti
combattimenti finti, Zhu rompe un uovo con la stretta della sua mano.
L'“impresa” viene attribuita alla sua straordinaria capacità di
usare la “forza a spirale” (luo
xuan jin 螺旋劲)
di tutto il corpo, invece di spiegare il trucco, che sfrutta le
proprietà meccaniche del guscio: alta resistenza alla compressione e
bassa a flessione.
La vera straordinarietà è la natura
dell'uovo, esempio di certe caratteristiche biomeccaniche peng
掤 che sono conditio sine
qua non del buon tai ji quan.
La scena in discussione
Nessun commento:
Posta un commento