giovedì 20 luglio 2017

Tai ji e orologi

Non sembra un'analogia azzardata dichiarare che il modo in cui un praticante esperto di tai ji quan usa il proprio corpo può essere paragonato al funzionamento di un orologio con movimento meccanico di alto pregio.
Per esempio la svizzera Blancpain ha realizzato nel 2012 un modello con calendario cinese (il “Traditional Chinese Calendar”, appunto) della collezione Villeret.
Oltre alle solite fasi luna, il quadrante mostra a ore 9 i dodici “rami terrestri” (di zhi 地支) del calcolo temporale cinese (corrispondenti ad altrettanti animali dell'astrologia); a ore 3, i dieci “steli celesti” (tian gan 天干), attorno ai “cinque processi” (wu xing 五行) della cosmologia.

Blancpain “Traditional Chinese Calendar”

Perché questa decisione aziendale? Il prezzo dell'orologio può fornire un indizio: 83.600 dollari per l'edizione limitata a venti pezzi; 63.200 dollari per quella non limitata, in oro rosa.
I sempre più numerosi cinesi ricchi ambiscono a questi oggetti di gran lusso, sicché è ragionevole supporre che Blancpain abbia pensato a loro.

Le linee del corpo tai ji

Benché il tai ji quan sia noto per la ricerca della sfericità nei suoi movimenti, questi diagrammi rappresentano connessioni lineari nel corpo umano.
Tale schematizzazione biomeccanica ci viene suggerita da Cai Quan Hua (vedi il post precedente: http://accademiataiji.blogspot.it/2017/07/il-palazzo-del-tai-ji.html), ma in precedenza fu utilizzata dal maestro Wang Pei Sheng 王培生 (1919-2004).




Il palazzo del tai ji

Cai Quan Hua nel 2004

Cai Quan Hua 蔡全华 (1972-) è un allievo del compianto Meng Xian Bin 孟宪彬 (vedi il post http://accademiataiji.blogspot.it/2017/01/in-memoria-di-un-grande-maestro.html) che vive a Leqing 乐清, presso Wenzhou 温州. Lì ha appena costruito il Ru tai ji yang sheng guan 儒太极养生馆 (Istituto di coltivazione della salute e tai ji confuciano), un grosso complesso residenziale dove insegna tai ji quan.

Il Ru tai ji yang sheng guan



Cortile interno del Ru tai ji yang sheng guan, sul cui pavimento campeggia il tai ji tu 太极图 (“diagramma della suprema polarità)

Cai è infatti un ricco imprenditore, il cui successo economico iniziò dodici anni fa, grazie a una catena commerciale di polli e salse con sedi anche nello Shandong. Per questo ha potuto studiare col maestro Meng a Jinan.
Venutone a conoscenza, un allievo del maestro Huang ha notato come quest'ultimo esegua le sequenze di tai ji quan in modo assai simile a quello di Cai. Due rami, stesse radici.

Cai Quan Hua esegue la Prima sequenza (Yi lu 一路) dello stile Chen di tai ji quan secondo la scuola Hong . L'abito di pratica che indossa Cai è uguale a quello con cui il maestro Huang arrivò in Italia

venerdì 2 giugno 2017

Il tai ji quan è difficile?

Un allievo italiano del maestro Huang chiacchiera con una coppia cinese che ha fatto jogging al parco, dicendole affabilmente: “Io che sono occidentale faccio un'attività fisica cinese come il tai ji quan, mentre voi che siete cinesi ne fate una che è occidentale. Non vi piace il tai ji?”. “Ovvio che ci piace!” – rispondono loro prontamente – “ma non lo conosciamo”. “Potete sempre studiarlo”. “È troppo difficile!”. “Tanti lo praticano senza trovarlo difficile”, insiste con certa malizia il primo. “Se lo fanno come una ginnastica, non è difficile”, conclude la signora della coppia con arguzia non inferiore.

Più comodo di così...

La discesa dell'energia

Il maestro si mette con le spalle verso un palo della luce in una ma bu 马步 (“posizione a cavallo”) stretta e molto bassa, coi piedi poco più distanti delle spalle, le cosce quasi parallele a terra e la schiena perfettamente dritta. Dice che quando l'allievo di tai ji quan è principiante, il suo centro di gravità (zhong xin 重心) si trova al dan tian 丹田; quando è esperto scende nei talloni. Trattasi di un'espressione perifrastica e iperbolica per indicare capacità peculiari del tai ji.
Nel capitolo sei dello Zhuang Zi 庄子 è scritta una frase in qualche modo simile: “Il suo respiro è basso, l'uomo autentico [l'essere umano ideale di certo taoismo, ndr] respira coi talloni” (“Qi xi shen shen, zhen ren zhi xi yi zhong 其息深深, 真人之息以踵”).

Raro pendente di nefrite, epoca Zhou Occidentali (1100-771 a.C.)

Ore di allenamento

Pur col clima caldo, allenamento di due ore consistente in ripetizioni senza soluzione di continuità – cioè senza la benché minima pausa – della prima sequenza (Yi lu 一路) dello stile Chen di tai ji quan.
Il maestro ripete che se per un certo periodo ci si allena tutti i giorni, non si è stanchi dopo due ore, ma al contrario si “gode” (“Mihi crede, verum gaudium res severa est” – Lucio Anneo Seneca, Lettere a Lucilio: 23, 4).
Poi il maestro fa una sorta di concessione: se l'allievo principiante non è in buona forma fisica, può iniziare praticando il tai ji quan un'ora al giorno. Dopo due anni passerà a due ore; e dopo un altro anno, a tre ore.

H. G. Wells junior, “Tempus fugit

lunedì 22 maggio 2017

Tai ji quotidiano

Uno shi di 师弟 (“fratello minore” sotto lo stesso insegnante, cioè un compagno di pratica arrivato dopo di sé nella scuola) del maestro Huang racconta di allenare il tai ji quan ogni giorno almeno per quattro ore, divise tra mattina e sera, prima e dopo il lavoro. Così riesce a fare una trentina di volte le sequenze (lu ) dello stile Chen .
Il “fratello minore” pratica il tai ji quan da una ventina d'anni, ma da meno tiene questo ritmo; prima, infatti, pensava troppo al lavoro, come la maggior parte dei cinesi.
Egli racconta poi con grande ammirazione che il suo maestro segue quel regime – minimo trenta sequenze al giorno – da ben quarant'anni.
Aggiunge infine con enfasi: “Se non pratichi tutti i giorni, è come non praticare affatto: non otterrai mai il gong fu 功夫!”; un'idea che a tanti occidentali può sembrare esagerata, ma per i cinesi è piuttosto lapalissiana.
Certo, non tutti praticano il tai ji quan per ottenere il gong fu. Il maestro Huang, il suo shi di e gente come loro lo sanno bene.

Come ogni santo giorno sorge il sole, ogni giorno si pratica tai ji quan