lunedì 13 luglio 2015

Piccole allieve premiate

Il maestro Huang ha due allieve cinesi rispettivamente di dodici e tredici anni che si stanno impegnando molto a imparare il tai ji quan. Così ha deciso che meritano un piccolo premio: un pupazzetto della tradizione cinese ispirato alla bambola di Da Mo 達磨.


Tale fatto è un po' anomalo, perché l'etica cinese del rapporto docente-discente vuole che sia il secondo a elargire doni al primo, non viceversa. Ma è questione di carattere: per il maestro Huang è chiaramente un piacere far questi gesti.

Cinesi al parco

Con l'estate e la chiusura delle palestre, le lezioni di Huang Tai Ji continuano come ogni anno all'aperto.
Una domenica di qualche anno fa, mentre il maestro camminava per il Parco Sempione di Milano e notava come non ci fossero cinesi, commentò che essi lavoravano troppo, pensando solo ai soldi e poco allo “spirito”.
Ma anche questo sta cambiando: ora nello stesso “polmone” verde cittadino, proprio dove si allenano il maestro e i suoi allievi, intorno alle 20.30 compaiono diversi cinesi che danzano o giocano a volano, come succede da anni nei parchi della loro patria.

Volano (badminton) in un parco cinese

Così va a finire che si avvicinano a Huang incuriositi soprattutto dalle applicazioni marziali, ed ecco una decina di cinesi, bambini come adulti di entrambi i sessi, impegnati in queste tecniche, che sono felici provengano dalla loro tradizione.
Difficilmente si vede un gruppo così nutrito di cinesi praticare gong fu pubblicamente in una città italiana.
È un incontro piacevole, poiché, in questi casi comunitari e una volta instaurato il rapporto, i cinesi tendono a essere gioviali.
I più svogliati sembrano i ragazzi tra i quindici e i vent'anni, che se ne stanno a osservare un po' in disparte, sebbene con curiosità. Quando gli si chiede se non vorrebbero praticare le arti marziali, una risposta tipica è: “No: sono troppo difficili”. Tutto il mondo è paese.