mercoledì 12 agosto 2015

Il grande incontro di Pechino

Il 12 maggio 2014 si è svolta a Pechino la quarta edizione della Conferenza internazionale per gli scambi sulla cultura delle arti marziali (Guó jì wǔ shù wén huà jiāo liú dà huì 国际武术文化交流大会). Ha presieduto l'evento Fu Biao 傅彪, accanto al vicepresidente del comitato organizzatore Li Bao Ting 李宝廷.

Li Bao Ting (a sinistra) e Fu Biao

Tra gli invitati, un emissario delle Nazioni Unite, il vicepresidente dell'Unione marziale cinese (Zhōngguó xié 中国武协国际), il suo ex Wu Bin 吴彬, e il presidente della Federazione internazionale di arti marziali cinesi (Guó jì gōng fu lián hé huì 国际功夫联合会); inoltre, rappresentanti di rilievo sia politici, sia del mondo lavorativo, sia dello sport, da una sessantina di Paesi, fra cui Tanzania, Zimbabwe, Francia, Gran Bretagna, Germania, Russia, Iran, Pakistan, Corea del Sud, Australia, Venezuela, Cuba, Stati Uniti. Trentuno città di provincia cinesi, trecento squadre con più di ottomila iscritti alle gare, di sequenze (tao lu 套路), combattimento sportivo (san da 散打), tae kwon do (跆拳道), “mani che spingono” (tui shou 推手) del tai ji quan e lotta cinese (shuai jiao 摔跤).

Momento della gara di tae kwon do per bambini nell'edizione del 2012

L'idea di questi incontri a Pechino nacque dallo stesso Fu Biao nel 2011 per la diffusione della conoscenza internazionale della cultura delle arti marziali cinesi.
Fu Biao) Discorso del presidente Fu Biao all'edizione del 2014
Così Li Bao Ting 李宝廷, presidente della Federazione cinese internazionale di tai ji quan (Zhonghua guo ji tai ji quan lian he hui 中华国际太极拳联合会), ha tenuto un discorso che ha sottolineato come questa fosse una grande occasione per coltivare l'amicizia fra i praticanti di arti marziali non solo cinesi, ma di tutto il mondo; al contempo promuovendo l'incontro fra la cultura cinese e quelle di altre nazioni.
Dopodiché Li ha tenuto una dimostrazione di tai ji quan, commentata dalla stampa con tipici toni elogiativi: “come nuvole fluttuanti e acqua che scorre” (“xing yun liu shui 行云流水). 

Fra le più acclamate, l'affollata esibizione sui “pali del fior di prugno” (mei hua zhuang 梅花桩)

Anche per l'edizione del 2015, Huang Tai Ji aveva invitato i suoi allievi a parteciparvi, ma nessuno di loro ha potuto. Così l'Italia è stata rappresentata da un'amica cinese del maestro, originaria della provincia dello Zhejiang 浙江, ma residente a Mestre: Liu Ping 刘萍. Nelle gare femminili è arrivata prima in quella di spada, seconda in quella con la sciabola del tai ji quan (tai ji dao 太极刀) e terza nella sequenza di “ventiquattro posture” dello stile.

Liu Ping come rappresentante dell'Italia

Già qualche anno fa, quando il maestro Huang aveva tenuto una dimostrazione di arti marziali per il Capodanno cinese, aveva invitato anche la signora Liu, che s'era esibita in una sua forma favorita: la “danza della spada di Mu Lan” (Mu Lan jian wu 木兰剑舞).

Liu Ping con la sua spada a Pechino

lunedì 3 agosto 2015

Energie applicate


Il maestro Li Bao Ting 李宝廷 applica su un allievo tecniche ed energie del tai ji quan 太极拳, partendo da una posizione tipica dell'esercizio tui shou 推手 (“mani che spingono”).
È una pratica che si fa anche nella scuola del maestro Huang Tai Ji.

Il maestro Niu Ke Lin


Niu Ke Lin 牛可林 (1938-) in parti della prima e seconda sequenza (Yi lu 一路 e Er lu 二路) dello stile Chen di tai ji quan 太极拳.
Niu è di Zibo 淄博, come Huang Tai Ji 黄太极 e come Li Bao Ting 李宝廷, del quale è stato il primo insegnante di tai ji quan della scuola Hong .
Nato nella contea di Zouping 邹平, nel 1963 si laureò in ingegneria all'Istituto di tecnologia dello Shandong (Shandong gongxue yuan 山东工学院). Ha iniziato a imparare il tai ji quan nel 1957 dal maestro Sun Ji Xian 孙继先, dello stile Yang . Sei anni dopo è diventato allievo di Hong Jun Sheng 洪均生.

Sun Ji Xian 孙继先 (1915-2000), discepolo di Wang Jiao Yu 王交雨, che a sua volta fu allievo di Yang Ban Hou 杨班侯

Sun Ji Xian esegue la cosiddetta “grande struttura con passi agili” (huo bu da jia 活步大架) in sessantaquattro tecniche, che si dice derivi da Yang Ban Hou. Ci sono degli aspetti particolarmente interessanti nel modo in cui Sun pratica la sequenza; per citare solo i primi esempi: la rotazione delle braccia in lan que wei 揽雀尾 (“afferrare la coda del passero”), l'inclinazione del busto in an (“spingere”), il movimento ti shou 上勢 (“alzare le mani”).

Vaghe similitudini giapponesi


In questo filmato, il maestro giapponese Kono Yoshinori 甲野善紀 (1949-) usa una tecnica harai te 払い(“spazzata di mano”; in cinese fu shou) che ha qualche vaga similitudine col movimento fondamentale zheng shou quan 正手圈 (“cerchio dritto con la mano”) dello stile Chen di tai ji quan secondo la scuola Hong .
Lo si paragoni con l'immagine seguente, in cui è il maestro giapponese di karate 空手 ("mano vuota"; in cinese kong shou) Kanazawa Hirokazu 金澤弘和 (vedi il post http://accademiataiji.blogspot.it/2014/02/tai-ji-quan-e-karate.html) a usare harai te


lunedì 13 luglio 2015

Piccole allieve premiate

Il maestro Huang ha due allieve cinesi rispettivamente di dodici e tredici anni che si stanno impegnando molto a imparare il tai ji quan. Così ha deciso che meritano un piccolo premio: un pupazzetto della tradizione cinese ispirato alla bambola di Da Mo 達磨.


Tale fatto è un po' anomalo, perché l'etica cinese del rapporto docente-discente vuole che sia il secondo a elargire doni al primo, non viceversa. Ma è questione di carattere: per il maestro Huang è chiaramente un piacere far questi gesti.

Cinesi al parco

Con l'estate e la chiusura delle palestre, le lezioni di Huang Tai Ji continuano come ogni anno all'aperto.
Una domenica di qualche anno fa, mentre il maestro camminava per il Parco Sempione di Milano e notava come non ci fossero cinesi, commentò che essi lavoravano troppo, pensando solo ai soldi e poco allo “spirito”.
Ma anche questo sta cambiando: ora nello stesso “polmone” verde cittadino, proprio dove si allenano il maestro e i suoi allievi, intorno alle 20.30 compaiono diversi cinesi che danzano o giocano a volano, come succede da anni nei parchi della loro patria.

Volano (badminton) in un parco cinese

Così va a finire che si avvicinano a Huang incuriositi soprattutto dalle applicazioni marziali, ed ecco una decina di cinesi, bambini come adulti di entrambi i sessi, impegnati in queste tecniche, che sono felici provengano dalla loro tradizione.
Difficilmente si vede un gruppo così nutrito di cinesi praticare gong fu pubblicamente in una città italiana.
È un incontro piacevole, poiché, in questi casi comunitari e una volta instaurato il rapporto, i cinesi tendono a essere gioviali.
I più svogliati sembrano i ragazzi tra i quindici e i vent'anni, che se ne stanno a osservare un po' in disparte, sebbene con curiosità. Quando gli si chiede se non vorrebbero praticare le arti marziali, una risposta tipica è: “No: sono troppo difficili”. Tutto il mondo è paese.


sabato 27 giugno 2015

Ospiti di Confucio

Un giovane si presenta dal maestro Huang per fare una lezione di arti marziali. Un conoscente del maestro individua l'uomo come allievo di un altro istruttore e, per fargli capire che lo sa, gli chiede: “Il tuo maestro è partito per le vacanze?”, essendo tardo giugno. L'interrogato risponde affermativamente, e a quel punto anche Huang l'ha sentito. Lungi dal cambiare il suo atteggiamento caloroso e accogliente, egli si prodiga anzi in una lode entusiasta dell'insegnante del giovane: “Molto bravo!”.
Il giovane conferma deciso: “Sì, è molto bravo!”. Da come si muove, è chiaramente un principiante nelle arti marziali, dunque il suo giudizio non può dipendere dalla sua perizia. Neppure sa pronunciare correttamente il nome del suo insegnante. Ignorando la sapienza di Cicerone quando osservava “Et iudicare difficile est sane nisi expertum” (Marco Tullio Cicerone, Laelius de amicitia, XVII, 62), egli manca di consapevolezza e così transige a uno dei comandamenti più importanti delle arti marziali cinesi: l'umiltà (qian xu 谦虚).

Busto di Cicerone

Dopo che il conoscente resta solo col maestro, gli chiede: “Perché gli ha detto che il suo insegnante è bravo? Tutti i cinesi che hanno una minima idea dell'arte marziale ci dicono il contrario”. Poi precisa: “Nella tradizione a cui sono abituato, un allievo deve chiedere il permesso al suo mentore anche solo per visitare un'altra scuola di arti marziali. Ancora peggio, conosco più di un praticante [asiatico, ndr] incivile di arti marziali che sfiderebbe a combattere il trasgressore, per il suo atto giudicato scorretto".

Jean-Léon Gérôme, Pollice verso (1872)

Il maestro scuote la testa con aria riflessiva e un po' disapprovante: “Non è affatto bene ragionare così. Se avessi detto a quel giovane che il suo maestro non è bravo, lui si sarebbe intristito o arrabbiato, e così avremmo minato l'opportunità di diventare amici, fomentando invece l'avversione (chou ). La coltivazione dell'armonia e dell'amicizia fra le persone è importantissima. Anch'io so di individui che si sentono bravi a combattere e sfidano altre scuole, ma a furia di agire così, chi vorrà essere loro amico? Questi discorsi pacifici li facevano già Chen Fa Ke 陈发科 (vedi il post http://accademiataiji.blogspot.it/2014/12/impermeabili-allantagonismo.html) e Hong Jun Sheng 洪均生. Tanti allievi di quest'ultimo gli riferivano giudizi poco lusinghieri su altri praticanti di tai ji quan, ma Hong sempre li redarguiva per la loro scortesia.
“Fra intimi il discorso cambia. È chiaro che non mi faccio problemi a dir una verità spiacevole ai miei shi di 师弟 (“fratello minore” sotto lo stesso insegnante, cioè un compagno di pratica arrivato dopo di sé nella scuola), quando voglio correggergli tecniche errate; e loro dovrebbero essere lieti di ascoltare le mie critiche, perché costruttive”.
Difatti la psicologia e la pedagogia insegnano quello che un buon genitore sa: un'educazione troppo permissiva è dannosa per i bambini. E nel gergo delle arti marziali cinesi il maestro è detto shi fu 师父: “insegnante e padre”.
Il conoscente di Huang lo ringrazia per la lezione di umanità impartita; che comunque è un ragionamento tipico del cinese mediamente civile, perché deriva dall'inveterato confucianesimo che è alla base della loro forma mentis (xin tai 心态); tuttavia è raro sentirlo nel mondo delle arti marziali, perché in esso tutti, cinesi come occidentali, parlano male di tutti.


Qualcuno può farsi infine un'altra domanda, che viene girata al maestro: “Però sorge un dubbio etico: in quel modo non sono sincero, quindi trasgredisco l'altro precetto confuciano dell'onestà (cheng )”.
È una questione di priorità: per l'etica confuciana un diktat apicale è l'evitamento del conflitto, pressoché con qualunque mezzo, anche lo stratagemma, fino all'ipocrisia.
Del resto, lo stesso Cicerone dichiarava: “Quanta autem vis amicitiae sit, ex hoc intellegi maxime potest, quod ex infinita societate generis humani, quam conciliavit ipsa natura, ita contracta res est et adducta in angustum, ut omnis caritas aut inter duos aut inter paucos iungeretur” (Marco Tullio Cicerone, op. cit., V, 20).

Il maestro Huang ha scritto sul terriccio del luogo d'allenamento il carattere cinese chou : “inimicizia”, perché gli allievi si fissino bene in mente di aborrirla. Il suolo ricorda il pelo di un cinghiale, la cui carica infuriata si ha ogni volontà di evitare

I maestri Yang dello stile Chen

Hong Jun Sheng 洪均生 è riconosciuto come uno degli allievi migliori di Chen Fa Ke 陈发科, oltre ad avere avuto con lui il rapporto didattico più lungo. Ma a sua volta Hong dichiarò che le conoscenze più profonde del suo maestro erano state trasmesse pure a un altro discepolo: Yang Yi Chen 杨益臣 (1904-1959).

Yang Yi Chen

Yang apparteneva come Hong al gruppo di praticanti lo stile Wu di tai ji quan sotto il maestro Liu Mu San 刘慕三, quando costui decise di passare con loro a imparare da Chen.

In questa foto del 1930, Chen Fa Ke è ritratto coi suoi allievi Liu Zǐ Cheng 刘子成, Liu Zi Yuan 刘子元, Xu Yu Sheng 许禹生, Li Jian Hua 李剑华, Liu Mu San 刘慕三, Yang Yi Chen 杨益臣, Li He Nian 李鹤年, Liu Liang 刘亮, Zhao Zhong Min 赵仲民 e Hong Jun Sheng

Ma a differenza di Hong, Yang veniva da una famiglia di soldati manciù dello Stendardo Giallo (Huang Qi 黃旗), e per questo aveva praticato le arti marziali fin dalla tenera età coi suoi cinque fratelli.

Bandiera dello Stendardo Giallo

Dopodiché fu allievo di Chen fino allo scoppio della guerra civile nel 1937, quando emigrò con la sua famiglia a Xian 西安. Nella sua scuola cittadina di tai ji quan riuscì a formare un certo numero di allievi, prima di morire prematuramente.


Yang Yi Chen, a sinistra, pratica l'esercizio tui shou (“mani che spingono”)

Chen Fa Ke ebbe anche un altro allievo di cognome Yang: De Hou 杨德厚, che è ancora vivo, a ben novantasette anni, per cui è meritevolmente soprannominato “Stella della Longevità del Tai Ji” (“Tai Ji Shou Xing 太极寿星”).

Yang De Hou fotografato con Hong Jun Sheng mentre fanno tui shou

Yang De Hou nell'agosto 2014

A novantadue anni, Yang De Hou pratica la sequenza Er lu 二路 dello stile Chen di tai ji quan

domenica 21 giugno 2015

Gente di pancia

Un allievo del maestro Huang commenta che oggigiorno vari esperti cinesi di tai ji quan sono piuttosto grassi, a differenza di quelli passati (per esempio Chen Fa Ke 陈发科 e Hong Jun Sheng 洪均生, i maestri recenti del lignaggio di Huang). È perché non s'allenano più intensamente?

Chen Fa Ke

Huang risponde, con aria un po' scornata, che quella può essere una ragione, ma bisogna avvedersi che ultimamente la dieta in Cina è cambiata: è possibile che queste persone a cena si abbuffino, senza lesinare carne e pesce; un'abitudine in sé poco sana.


Un'eccezione del passato: il maestro Wang Shu Jin 王樹金 (1904-1981), noto anche per la sua stazza poderosa

Wang Shu Jin mostra tai ji quan e xing yi quan 形意拳 in un estratto di un lungo filmato giapponese

Controllo ulnare


Zheng shou quan 正手圈 (“cerchio dritto con la mano”) è il movimento più basilare dello stile Chen di tai ji quan secondo la scuola di Hong Jun Sheng 洪均生. Eppure, quando il maestro Huang Tai Ji lo fa applicare in esercizi a due, risulta palese come non sia facile effettuare bene la tecnica.
La rotazione della mano è così precisa, che va controllata perfino a livello del processo stiloideo dell'ulna. L'allievo poggia la mano su questa sporgenza ossea di Huang per sentire come va mossa correttamente. Poi sarà il maestro a toccare quella dell'allievo, per capire se ha imparato lo spostamento.

Il maestro Huang Tai Ji mostra una versione della prima parte di zheng shou quan

domenica 14 giugno 2015

Compagni (shi xiong di 师兄弟)

Il maestro Huang ha invitato in Italia un suo compagno di pratica meno esperto di lui (shi di 師弟) nella loro scuola di arti marziali a Zibo 淄博. Di solito si allenano insieme la mattina presto, prima dell'orario di lavoro, e il maestro ne approfitta per correggere l'amico.

Senza farsi troppo notare, un allievo del maestro Huang ha scattato questa foto a lui e al suo shi di

Spinte profonde

Certi allievi del maestro Huang gli mostrano un filmato in cui uno di quei taoisti incaricati di promuovere il turismo delle arti marziali cinesi compie il seguente esercizio: scaglia indietro un uomo che l'ha afferrato con le due mani ai polsi.

Il fondatore dell'aikido 合气道 giapponese, Ueshiba Morihei 植芝盛平, in una variante di ryote dori 片手取り (doppia presa ai polsi)

Il maestro Huang commenta che è un'azione semplice. La fa provare ai suoi allievi, ed effettivamente anche quelli meno esperti ci riescono bene. Proprio per questa facilità, il maestro li prende in giro bonariamente definendoli molto abili: “Bravi, avete gong fu 功夫!”.


Ma poi Huang sfrutta l'occasione per mostrargli come si dovrebbe fare il movimento nella scuola Hong : al solito, usando la forza a spirale (luo xuan jin 螺旋劲), per cui anche le mani ruotano nell'azione, mirando al centro di gravità dell'avversario. Così l'efficacia della tecnica aumenta parecchio, tanto che si riesce a scagliare indietro il compagno con un movimento piccolissimo.
Resta però una grossa differenza tra il maestro e questi allievi: la sua azione penetra in profondità nel corpo di chi lo spinge.


sabato 13 giugno 2015

Tai ji quan e carattere


Il maestro Huang parla ai suoi allievi di un suo compagno di allenamento, dicendo che ha un carattere chiuso; li esorta a osservare come anche il tai ji quan di quest'uomo cinese sia altrettanto “chiuso”, per esempio con estensione degli arti insufficiente, quasi rispecchiasse la sua personalità.
Può esistere questo collegamento? Se sì, in quale misura? Infine, se è vero che parte della comunicazione tra esseri umani è non verbale, chi ha una conoscenza profonda del tai ji quan potrebbe trarne indicazioni sulla personalità di un suo praticante?


Lealtà

Degli allievi chiedono al maestro Huang come sta un suo conoscente cinese. Lui risponde di non vederlo da tempo, perché non s'intendono più molto. Come mai? Il maestro spiega che il conoscente e la sua famiglia sono intriganti e macchinosi, mentre lui è, per tendenza caratteriale, molto più diretto e trasparente. Quindi cita una delle qualità principali dell'uomo ideale confuciano: xin (“integrità”), che viene assai valorizzata anche nella morale delle arti marziali cinesi (wu de 武德).

Il maestro Hong Jun Sheng 洪均生 (fotografato a cinquant'anni), riconosciuto esempio di uomo sincero 

Logorio da sovrallenamento

Continua messe senescit ager” (Ovidio, Ars amatoria, 3, 82)

C'è chi pretende che il tai ji quan ritardi l'invecchiamento e chi ne migliori solo la qualità (al lettore pensare quale sia la differenza tra le due asserzioni).

Yang Cheng Fu 杨澄甫 (1883-1936), il principale divulgatore dello stile omonimo di tai ji quan, morì a cinquantatré anni. Sono ignote le cause precise del suo decesso

Il maestro Huang Tai Ji spiega che vari esperti cinesi di arti marziali sono morti prima di raggiungere una discreta longevità. La causa di tali decessi più o meno prematuri è stata spesso imputata al logorio fisico da sovrallenamento. Certo, il loro gong fu 功夫 era “alto”, ma a che prezzo?

Anche la causa della morte di Bruce Lee (1940-1973) è materia di ipotesi e leggende metropolitane (assassinato da fantomatici sicari per fantomatiche ragioni); neppure si escludono effetti deleteri di un massiccio sovrallenamento

Peraltro, pure Chen Fa Ke 陈发科 (1887-1957) – continua il maestro – è morto a settant'anni, e, qualunque ne sia il motivo, anche lui è risaputo che si allenò forsennatamente per parecchi anni.

Il maestro Chen Fa Ke in vecchiaia

È invece importante adattare il proprio regime di allenamento del tai ji quan alle proprie capacità del momento. Per esempio, insegna Huang, dopo una giornata di lavoro molto faticosa, potrebbe essere dannoso praticare intensamente il tai ji; un paio di sequenze lunghe possono bastare. Altrimenti, meglio optare per l'esercizio zhan zhuang 站桩 (“palo eretto”; vedi il post http://accademiataiji.blogspot.it/2011/07/il-palo-eretto.html) o la meditazione chan (vedi il post http://accademiataiji.blogspot.it/2014/04/meditazione-chan.html).

Il maestro Huang Tai Ji mostra una meditazione che ha studiato con monaci buddisti

domenica 31 maggio 2015

Duro e feroce

Lo stile Chen di tai ji quan ha due sequenze lunghe di tecniche a mani nude: Yi lu 一路 (“Percorso uno”) e Er lu 二路 (“Percorso due”). Entrambe si possono praticare con una certa vigoria, ma il maestro Huang Tai Ji 黄太极 spiega che in tal caso Er lu sarà comunque più “gang-meng-kuai --快”: “duro-feroce-rapido”. Per questo il suo nome alternativo è Pao chui 炮捶: “Colpi di cannone”.

Il maestro Hong Jun Sheng in shan tong bei 闪通背 (“lampo attraverso la schiena”), una tecnica di Er lu che di solito viene effettuata con forza esplosiva (bao fa li 闪通背)

Coi giovani artisti cinesi

Il maestro Huang durante una dimostrazione di tai ji quan a Torino per un gruppo giovanile italo-cinese con il quale collabora

Da una lezione introduttiva

Il maestro Huang tiene una lezione introduttiva di tai ji quan in un parco di Torino. I destinatari sarebbero i fanciulli, ma si aggiunge pure qualche adulto.

Il maestro Huang, giacca verde e pantaloni grigi, in posizione pu bu 扑步 nella sequenza Jin Gang dao dui 金刚捣碓. Passano gli anni ma la flessibilità articolare no, grazie all'allenamento costante

domenica 17 maggio 2015

“Regole per gli allievi”


Il Di zi gui 弟子规 (“Regole per gli allievi”; titolo precedente, Xun meng wen 训蒙文: “Testo elementare sulla condiscendenza”) è un trattatello etico di Li Yu Xiu 李毓秀 (1647-1729), dalla marcata inclinazione confuciana e destinato ai più giovani, per favorirne l'educazione morale fin dalla tenera età. Ad alte regole per il comportamento sociale, principalmente coi familiari e quindi con gli altri in genere, si aggiungono spunti sparsi su principi igienici, studio ecc. 
Più precisamente, i sette capitoli del testo contengono ognuno un dovere comportamentale, espresso nei classici versi di tre caratteri per facilitare la memorizzazione.

Lo scrittore Li Yu Xiu

Citazioni dal Di zi gui (il numero iniziale è quello del verso)
3. “Amate tutti e diventate intimi dei buoni (“Fan ai zhong, er qin ren 泛爱众, 而亲仁”).
36. “Quando il denaro e le cose materiali sono presi alla leggera, come può sorgere risentimento?” (“Cai wu qing, yuan he sheng 财物轻, 怨何生”).
37. “Quando si tollerano le parole, la rabbia si dissolve spontaneamente” (“Yan yu ren, fen zi min 言语忍, 愤自泯”).
68. “Mangiate solo quanto basta, non eccessivamente” (“Shi shi ke, wu guo ze 食适可, 勿过则”).
71. “Camminate senza fretta, state in piedi dritti” (“Bu cong rong, lì duan zheng 步从容, 立端正”).
79. “Non avere fretta nel fare le cose, la fretta causa molti errori” (“Shi wu mang, mang duo cuo 事勿忙, 忙多錯”)
80. “Non temete le difficoltà, non disdegnate di far domande” (“Wu wei nan, wu qing wen 勿畏难, 勿轻问”).
81. “Non avvicinatevi neppure alle situazioni di lotta e trambusto” (“Dou nao chang, jue wu jin 斗鬧场, 绝毋近”).
82. “Non pronunciate mai cose cattive” (“Xie pi shi, jue wu sheng 邪僻事, 绝勿声”).
91. “Quando si parla, la sincerità è la prima cosa” (“Fan chu yan, xin wei xian 凡出言, 信为先).
93. “Parlare molto non è bene quanto parlare poco” (“Hua shuo duo, bu ru shao 话说多, 不如少”).
97. “Quando non siete ancora sicuri di quello che avete visto, non parlatene alla leggera” (“Jian wei zhen, wu qing yan 见未真, 勿轻言”).
98. “Quando non siete ancora sicuri di quello che conoscete, non diffondetelo alla leggera” (“Zhi wei de, wu qing chuan 知未的, 勿轻传”).
105. “Quando vedete gli altri fare del bene, pensate di emularli” (“Jian ren shan, ji si qi 见人善, 即思齐”).
107. “Quando vedete gli altri fare del male, ispezionatevi” (“Jian ren e, ji nei xing 见人惡, 即內省”).
108. “Se siete come loro, correggetevi, altrimenti siate vigili” (“You ze gai, wu jia jing 有则改, 无加警”).
113. “Provare rabbia quando si odono critiche e felicità quando si odono elogi” (“Wen guo nu, wen yu le 闻过怒, 闻誉樂”)
114. “Farà arrivare amici dannosi e allontanare amici utili” (“Sun you lai, yi you que 损友来, 益友卻”).
115. “Provare timore quando si odono elogi e felicità quando si odono critiche” (“Wen yu kong, wen guo xin 闻誉恐, 闻过欣”)
116. “Gradualmente farà avvicinare gentiluomini diritti e onesti” (“Zhi liang shi, jian xiang qin 直諒士, 漸相亲”).
122. “Bisogna amare tutti gli esseri umani” (“Fan shi ren, jie xu ai 凡是人, 皆須爱”).
123. “Il cielo ci copre tutti allo stesso modo, la terra ci sostiene tutti allo stesso modo” (“Tian tong fu, de tong zai 天同覆, 地同載”).
128. “Se si ha una capacità, non bisognerebbe essere egoisti” (“Ji you neng, wu zi si 己有能, 勿自私”).
130. “Non adulate i ricchi, non siate arroganti coi poveri” (“Wu chan fu, wu jiao pin 勿諂富, 勿骄贫”).
135. “Quando le persone hanno segreti, non diteli assolutamente” (“Ren you si, qie mo shuo 人有私, 切莫说”).
136. “Parlare delle buone azioni degli altri è di per sé una buona azione” (“Dao ren shan, ji shi shan 道人善, 即是善”).
138. “Rendere pubblici le mancanze degli altri è di per sé male” (“Yang ren duan, ji shi e 扬人短, 即是惡”).
140. “Ammonirsi l'un l'altro a fare il bene edifica la virtù di tutti” (“Shan xiang quan, de jie jian 善相劝, 德皆建”).
141. “Non dissuadersi l'un l'altro dal fare del male danneggia il carattere di entrambi” (“Guo bu gui, dao liang kui 过不规, 道兩亏”).
143. “ È meglio dare molto e prendere poco” (“Yu yi duo, qu yi shao 与宜多, 取宜少”).
154. “Una persona davvero di buon cuore è temuta da molti” (“Guo ren zhe, ren duo wei 果仁者, 人多畏”)
155. “Essa non ha paura che le sue parole offendano, la sua espressione non è adulante” (“Yan bu hui, se bu mei 言不讳, 色不媚”).
156. “Riuscire a diventare intimi dei buoni è infinitamente bene” (“Neng qin ren, wu xian hao 能亲仁, 无限好”).
176. “Se le parole non sono rispettose, il cuore è stato il primo ad ammalarsi” (“Zi bu jing, xin xian bing 字不敬, 心先病”).

Vecchia stampa del Di zi gui

Corso di tai ji quan per ragazzi a Torino

Un saggio confuciano (sheng ren 圣人) erudisce i bambini sui giusti rapporti da mantenere coi genitori. I caratteri della calligrafia sono i primi versi del Di zi gui

Il maestro Huang Tai Ji 黄太极 sta tenendo un corso mono-settimanale di tai ji quan per bambini e ragazzi a Torino. Insieme all'arte marziale, gli insegna il Di zi gui 弟子规 (“Regole per gli allievi”), un classico manuale cinese di etica per i più giovani.

Un ragazzino si esercita nelle arti marziali, mentre un altro legge il Di zi gui

giovedì 14 maggio 2015

Un ponte con Cangzhou

Il maestro Huang Tai Ji 黄太极 è stato in Cina per il capodanno lunare/solare e v'è rimasto per parecchi giorni.
Ha così proseguito il suo rapporto con associazioni della città di Cangzhou 沧州 (vedi il post http://accademiataiji.blogspot.it/2013/08/affinita-elettive.html), dove è stato eletto responsabile per l'Italia della Cangzhou jin feng jing wu xue yuan 沧州锦凤精武学院 (“Scuola dell'eccellenza marziale della fenice luminosa di Cangzhou”).

La versione in italiano del documento di carica del maestro Huang, che a Cangzhou s'è cercato di tradurre al meglio

Il maestro Huang riceve il diploma dalle mani del professor Sun Kai Qing. 
I caratteri della calligrafia alle loro spalle sono “Long yin 龙吟: “Il canto del drago”. Secondo le vetuste credenze cinesi, quando il drago canta, sortisce una pioggia benefica.

Memento

Nel marzo del 2015 è stato completato il nuovo monumento (jì niàn bēi 纪念碑) in memoria del maestro Hong Jun Sheng 洪均生.

La stele in memoria

Monumento ultimato

L'alloggiamento in un padiglione aperto

martedì 12 maggio 2015

Mei hua quan lao jia 梅花拳老架

Sequenza Lao jia 老架 (“Struttura antica”) del mei hua quan 梅花拳 (“pugilato del fior di prugno”), praticata da Xu Ming Xing a Leijiacun 雷家村 (“Villaggio della Famiglia Lei”).


mercoledì 4 marzo 2015

Pecore da combattimento

Per la maggior parte del tempo, le pecore hanno un comportamento pacifico e docile. Talvolta, però, lottano pure loro, scambiandosi sonore testate.
Così certa comunità cinese, la cui coscienza animalista non è molto sviluppata, ha sfruttato anche gli ovini facendoli combattere per il suo divertimento. Spesso queste “gare” vengono organizzate durante le festività del Capodanno.

Nello Xinjiang 新疆

Nella provincia dell'Hebei 河北

Far la lana


Il proverbio cinese “Yang mao chu zai yang shen shang 羊毛出在羊身上” (“La lana viene dalla schiena della pecora”) significa che i benefici bisogna guadagnarseli; proverbio ideale per il gong fu 功夫 (kung fu).