lunedì 22 maggio 2017

Tai ji quotidiano

Uno shi di 师弟 (“fratello minore” sotto lo stesso insegnante, cioè un compagno di pratica arrivato dopo di sé nella scuola) del maestro Huang racconta di allenare il tai ji quan ogni giorno almeno per quattro ore, divise tra mattina e sera, prima e dopo il lavoro. Così riesce a fare una trentina di volte le sequenze (lu ) dello stile Chen .
Il “fratello minore” pratica il tai ji quan da una ventina d'anni, ma da meno tiene questo ritmo; prima, infatti, pensava troppo al lavoro, come la maggior parte dei cinesi.
Egli racconta poi con grande ammirazione che il suo maestro segue quel regime – minimo trenta sequenze al giorno – da ben quarant'anni.
Aggiunge infine con enfasi: “Se non pratichi tutti i giorni, è come non praticare affatto: non otterrai mai il gong fu 功夫!”; un'idea che a tanti occidentali può sembrare esagerata, ma per i cinesi è piuttosto lapalissiana.
Certo, non tutti praticano il tai ji quan per ottenere il gong fu. Il maestro Huang, il suo shi di e gente come loro lo sanno bene.

Come ogni santo giorno sorge il sole, ogni giorno si pratica tai ji quan