giovedì 15 gennaio 2015

Benvenuto all'avversario forte

Nel tai ji quan una tattica molto usata è lo sfruttamento della forza avversaria.
Quello che segue è un filmato dello stile di arti marziali cinesi bai he quan 白鶴拳 (“pugilato della gru bianca”), in cui le dimostrazioni di forza coordinata (jin ) sono appunto simili a quelle di certo tai ji quan, come il nostro.


Fra i minuti 5.46 e 8.05 si vede una situazione interessante: quando il maestro Zhong Bin Guang 鐘斌光 è spinto da un allievo (tempo 5.46-5.55), la sua dimostrazione riesce; non perché l'allievo usa un trucco, ma al contrario perché indirizza bene la forza verso il maestro, il quale è così in grado di sfruttarla.
Viceversa, lo spettatore che prova dopo (tempo 6.00-8.05) ad attuare la stessa pressione, non spinge bene, sicché l'esercizio del maestro non riesce. Riuscirà solo quando, corretto più volte, lo spettatore spingerà come si deve.
Resta il fatto che l'energia del maestro dovrebbe puntare la linea di forza dell'avversario; se il braccio di quest'ultimo devia, il maestro dovrebbe seguire la deviazione e adattare la direzione della sua spinta, in modo da attaccare comunque il “centro” dell'avversario.
Nota collaterale: questa scuola è di Taiwan 臺灣, e i membri indossano divise del tipo usato nelle arti marziali giapponesi moderne, forse per divulgazione o per un retaggio del passato dominio nipponico sull'isola.
Perfino il nome che Zhong ha dato al suo metodo sembra rifarsi alle suddette arti marziali giapponesi moderne: rou quan dao 柔拳道 (“via del pugno morbido”). Infatti, il suffisso giapponese do (in cinese dao) è tipico di esse: aikido 合气道 (“via dell'energia armoniosa”), judo 柔道 (“via della morbidezza”), kendo 剣道 (“via della spada”), kyudo 弓道 (“via dell'arco”) ecc.

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